CAZZOTTI AMERICANI #EP5 : La strana storia dell’Erede.

 

Dicevamo...1974...
Anno della primissima chiamata con un telefono senza fili (cellulare, per gli amici), anno dell'uscita dell'ultimo film di Bruce Lee, “I tre dell'operazione drago”, prima della sua prematura dipartita, e poi ovviamente, l'evento chiave di quest'altro pezzo di storia; la Mustang II.
Dare un'erede alla già proclamata, regina delle Muscle car è un'impresa pressochè titanica.

Tantissima è la fama da eguagliare per restare sulla cresta dell'onda; la fama di un nome che come un lampo si è fatto sentire anche negli angoli più remoti della terra attraverso il grido dello spaventoso V8, per non parlare della classe e dello sharm di un'auto che era già leggenda.
E poi c'è lei, quella cavolo di Camaro...

Un progetto straordinario ma soprattutto molto più fresco, la degna rivale che ogni protagonista merita, giunta anch'essa al massimo della forma : la mangiatrice di Mustang infatti, non era mai stata così temibile.
Infine, come se non bastasse, la Challenger.

Coupè o cabrio che sia, risulta sempre in stile “sogno americano” che ogni giovane vorrebbe, un concentrato di eleganza e sportività che urla “U.S.A.”, capace ritagliarsi una fetta di mercato che di certo a Ford non sarebbe dispiaciuta.
Botte da orbi tra le tre, in un periodo tra i '60 e i '70 che solo ad immaginarlo quasi ti scende un lacrima per l'invidia.
Che sia il campionato Trans-Am o semplicemente due ragazzini pronti ad uno sparo sul rettifilo della Route 66, queste belve regalano emozioni come mai era successo prima.
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Campionato Trans-Am, Laguna Seca 1973, puro spettacolo.

Ecco, questo è tutto ciò a cui deve far fronte colei che si presta a prendere in mano le redini della regina, un peso colossale da sostenere, una supremazia da mantenere, il tutto all'alba di una crisi petrolifera che di lì a poco coglierà tutti di sorpresa.
Non si può sbagliare, la Mustang deve essere proiettata negli anni '70 con lo stesso vigore con cui ha dominato il decennio precedente.
A questo punto della storia, riappare il nome di Lee Iacocca.
Lo ricordate giusto?

E' l'uomo che 10 anni prima diede il via a tutto ciò di cui stiamo parlando, il padre della prima Mustang.
Quel giovane italo-americano che era stato tanto criticato per la sua idea di “pony car” ne ha fatta di strada dopo il successo della sua creatura, tanto che ormai nella casa dell'ovale è secondo solo allo stesso Henry Ford II.
Esatto, avete capito bene, Iacocca è ora il presidente della Ford.

L'imprenditore è convinto che per continuare a restare al vertice ci sia bisogno di una grande innovazione, soprattutto per quanto riguarda l'assemblaggio e la cura per i dettagli, forse l'unico tallone d'Achille di un progetto altrimenti perfetto.
E così si procede.
La Mustang II si presenta al pubblico con una linea molto sobria e simile a quella della madre, come tutti si sarebbero aspettati, e nasconde le sue sorprese sotto l'abito.
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La nuova uscita ricorda molto la prima serie, i consensi sull'estetica arrivano subito.

Ford estirpa alla radice il problema delle imperfezioni di telaio e assemblaggio partendo con un progetto completamente nuovo, nessun pianale preso in prestito o telai condivisi, la Mustang merita componenti pensati e realizzati esclusivamente per lei.
A tutto questo aggiungi quella giusta dose di presente che le è sempre mancata, videsi l'utilizzo per la prima volta del sistema metrico europeo in sostituzione a quello americano, le nuove sospensioni in grado di offrire una maggiore stabilità in curva e, finalmente, i benedetti freni a disco di serie.

Quindi : estetica ineccepibile con curve e dimensioni che sono un must che ha già fatto innamorare, studio su meccanica, componenti e un'attenzione nei dettagli mai vista.
La domanda, a noi del nuovo millennio, sorge spontanea...
Perchè mi ricordo così a malapena della Mustang II? Com'è che non riesco a collegarla in nessun modo al successo e alla fama dirompente come la prima serie? Dove possono aver mai sbagliato?
La risposta sta in un punto che, per questa volta, ho deciso di toccare per ultimo : i propulsori.

Eh già perchè dallo studio della nuova puledra di casa Ford nasce anche l'idea di ridimensionare l'esagerazione di cavalli che mano a mano si erano aggiunti, o per meglio dire incastrati, sotto il cofano.
Il risultato è un modello base con un quattro cilindri in linea da 2,3 litri seguito, per i più “audaci”, da un anonimo V6 da 2.8 litri preso dalla Ford Capri.
Certo, dal punto di vista di noi europei ottimizzatori di prestazioni sono tutto dire, ma se pensi che lì fuori se le danno di santa ragione con i 6000 benzina, che tu stesso sono 9 anni che non scendi sotto i 3 litri con i tuoi motori e che hai completamente tolto dal listino sua maestà V8, beh...che ti aspetti che succeda?
E' il delirio.

Gli appassionati non vogliono nemmeno crederci ed è subito rivolta, non di quelle di periferia, di quelle che ti fanno capire in meno di cinque minuti che hai fatto l'erroraccio che non potevi permetterti, di quelle che ti fanno annunciare il giorno dopo con un comunicato stampa : “l'anno prossimo avrete il V8”.
Così è, se non fosse che l'auto è progettata per contenere la metà dei cilindri.

Tutto da rifare, e anche in fretta, prendendo dal garage la Ford Pinto per poi tenere pianale e telaio; prendi la carrozzeria metticela sopra, due giri di isolante quello buono e ci siamo.
Habemus V8! Un 4,9 litri da 142 cavalli.
Non uno dei mostri a cui ci avevano abituati ma insomma dai, per come si era partiti!
Come ulteriore omaggio, con le più sentite scuse, Ford ci regala la Cobra II, un remake aggressivo del modello che, pur relegata ai tre motori di cui abbiamo parlato, è e resta un'opera d'arte consegnata alla storia.
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Ford Mustang Cobra II. Non male vero?

La strana vicenda della Mustang II dura per 4 anni, il mandato più corto anche tra quelli a venire, e nonostante un inciampo iniziale di dimensioni bibliche la nuova di casa Ford se la cava bene.
Se ne vendono 400.000 all'anno, non i numeri della madre certo, ma nemmeno Michael Jackson ha più venduto come con Thriller se ci pensate.

Forse il suo successo è dato in parte anche dall'inerzia della prima edizione, forse la macchina è riuscita con il cambio di rotta a conquistare anche un pubblico più anziano, la cosa certa è che quei due motori da due litri e rotti saranno la boa di salvataggio inaspettata dopo lo scoppio della crisi petrolifera americana di quell'anno.
Quella che cambia tutto, quella che mischia di nuovo le carte, quella che lascia uno dei tre con il culo per terra...

 

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