La storia della Mustang II aveva monopolizzato il palcoscenico dall'inizio alla fine.
Era stata la prima che si era tuffata in quel mare di problemi che era il mercato automobilistico di fine anni '70, che tra concorrenze sempre più affiatate e crisi petrolifere in piena esplosione era diventata una bolgia per i più esperti.
Ce l'aveva fatta, certo, un inciampo con i motori da premio oscar, ma tutto sommato era un buon manico.
La prima erede della regina fa in tempo ad apparire, stupire, angosciare ed andarsene, prima ancora che le altre due contendenti rispondano.
Già perchè Chevrolet e Dodge sembrano ancora indecise sul da farsi. Siamo nel 1978 e sia la Challenger che la Camaro hanno 8 anni, età da pensionamento bella e buona, e invece continuano a stare in pista come quei piloti che a metà gara si ostinano a non volere cambiare quelle gomme così usurate in attesa del momento perfetto, e intanto perdono terreno inesorabilmente.
Il momento buono non arriva, la crisi continua e il ritiro anticipato della Mustang fa pensare che quei diavoli della Ford stiano architettando l'arma definitiva per stendere la concorrenza.
La Dodge si butta.
Andando a cercare più in profondità il motivo di quel lungo silenzio della Challenger si capisce che quelli sono anni di “mani legate” per la casa americana, sotto gli ordini di un imperatore come la Chrysler in piena crisi finanziaria a causa dei tempi avversi, di certo poco incline a prestare attenzione ad una vicenda come i “cazzotti tra Muscle”.
La casa del toro si trova quindi nella scomoda situazione di dover fornire alla Mustang una valida avversaria, che però deve essere meno elitaria della precedente Challenger per prezzi e consumi e prodotta con un budget ridotto all'osso.
Queste sono le premesse che anticipano l'avvento della Challenger II, il disastro non si fa attendere.
Con tutte queste limitazioni all'inventiva, i vertici Dodge decidono letteralmente per il “o la va o la spacca” cercando la collaborazione di una casa automobilistica estera : la Mitsubishi.
La casa giapponese propone di creare un'unica auto che si possa adattare a più mercati, in modo da poterla modificare negli interni e nel logo della casa, annullando i costi di progettazione di una seconda auto e spartendosi con gli americani il costo di produzione di un solo modello.
Fu così che nei primi del '78, a scanso di piccole variazioni, la Dodge Challenger e la Mitsubishi Galant divennero la stessa auto.
Intendiamoci, quelli in crisi sono i “stelle e striscie” non certo i “soli rossi”, quindi nel momento in cui si decide quale sarà lo stile della nuova creatura, non è la Galant a diventare una Muscle, ma la Challenger a trasformarsi in utilitaria, decretando così la sua fine.
(Come si vede in foto la Galant e la Challenger sono esteticamente identiche)
(Anche la Plymouth aderirà poi al progetto con la Sapporo...sempre la stessa auto)
Due 4 cilindri, un 1.6 e un 2.6, niente V6 ne tantomeno V8, nessun richiamo alla linee madre della madre (che poi madre non è a questo punto), Dodge risponde alla crisi facendo “il compitino”, piccola l'auto, piccolo il motore, tutto molto approssimativo e senza passione, difatto non una Muscle.
Nessuna voce grossa, nessun cazzotto...
L'americana si gioca il marketing puntando sugli optional e su un po' di lusso in più rispetto alle concorrenti, ma ormai è troppo tardi.
E' un vero e proprio rinnego quello dei fans, la loro pupilla svanisce in un malinconico silenzio una calda estate di fine anni '80 lasciando di se solo il ricordo.
Ancora oggi, nonostante internet sia un pozzo senza fondo di informazioni, trovare delle buone schede tecniche di questo fantasma è cosa assai difficile, tale fu (ed è) il disinteresse.
(La differenza tra le due serie è evidente, niente di Muscle per la '78)
Continuerà il suo zoppicante cammino fino al 1983, anno in cui i vertici del toro la ritireranno dal mercato annunciando la definitiva chiusura della serie “Challenger”.
Quel sogno americano che nel '70 era esploso diventando il fantastico outsider della nostra storia ora si spegneva immeritatamente in mezzo ai fischi del pubblico.
La Challenger era morta.