1979.
E' passato un anno dal disastro Challenger e la Camaro, all'alba dei suoi 9 anni, continua il suo cammino tra motori esagerati e ruote fischianti, e per ora a Chevrolet va bene così.
La parola torna quindi alla Mustang che dopo solo 5 anni sente già aria di rinnovo, questa volta però senza suo padre, senza il mentore della divisione Ford Muscle...senza Lee Iacocca.
Già perchè Iacocca lascia la casa dell'ovale alla fine del '78 a causa delle solite divergenze che nascono tra dirigenti e direttori, le classiche scaramucce che si potrebbero risolvere con una stretta di mano e invece rovinano dei matrimoni perfetti, lasciando in questo caso la Mustang senza il suo ideatore, quello che in questa storica scazzottata era sempre stato all'angolo del ring a tifare la sua prediletta.
L'imprenditore lascia la Ford e si trasferisce, manco a farlo apposta, in Chrysler, con l'arduo compito di rimettere in piedi un'azienda che, come già visto, era crollata sotto il peso di un mercato che si era trasformato in una siepe di spine, lasciandola in braghe di tela e costringendola ad improbabili collaborazioni con Mitsubishi con prevedibili risultati.
(Lee Iacocca con la sua prediletta nel '65 e con la Chrysler nel 1980)
L'uomo chiamato a sostituire Iacocca è un certo Jack Teniac, un progettista poco conosciuto, non certo un icona come Lee, a cui viene affidato il compito di continuare il percorso della regina, facendosi responsabile di non compromettere quel carico, pesante come un macigno, che era la fama della Mustang.
Fu così che, nell'inverno del '79, nasce quello che sarà poi lo slogan dell'anno.
”The Boss is back!”.
Beh, difficile non pensare che la Ford si sentisse particolarmente forte, d'altronde con un avversario fuori gioco e l'altro ancora fermo ad inizio decennio, chi non lo sarebbe?
La Mustang III è in vetrina, pronta a mostrarsi, pronta a farsi raccontare.
Teniac decide di andare con i piedi di piombo, senza strafare, e propone un'auto che è, a detta anche di Ford, un omaggio per i modelli che l'avevano preceduta negli ultimi 15 anni, più che una vera e propria continuazione della serie.
(Le linee Mustang cominciano a cambiare, continuando un ottimo rimando al classico)
Un modello cauto, meglio starsene fuori da rischi inutili in questi tempi bui del mercato, Dodge ne è la prova, ma al contempo in grado di vendere grazie a degli accorgimenti che Ford, non a caso la “Vecchia volpe” tra le tre, decide di adottare.
Innanzitutto i motori che spaziano dal 4 cilindri 2,3, al 2.8 V6 fino al 4.9 V8, una gamma vasta, fruibile da ogni tipo di cliente, senza rinunciare al cavallo di battaglia degli otto cilindri.
Se non altro Teniac impara dagli errori...vero Lee?
Un auto per tutti i giorni, ma che all'occorrenza può mostrare potenza, certo, non i muscoli a cui ci avevano abituato da vent'anni a sta parte, ma di stoffa da vendere ce n'è ancora.
La Mustang del '79 infatti esplode in fama proprio in occorrenza della Indy 500 di quell'anno, quando si aggiudica il ruolo di “safety car” di gara, e ha l'occasione di far sentire l'urlo del suo V8 in quell'ovale gremito di gente che aspetta la gara più importante della stagione.
(Ford Mustang III Pace Car Indy 500 1979)
Inutile dire quanto si fece riconoscere quel giorno.
Quel giorno non c'erano avversari con cui battersi, eliminati tutti cazzotto su cazzotto, rimaneva lei, come agli inizi nel '64, a dare sfoggio di se sul ring quasi ad urlare :“tutto qui quello che sapete fare?”.
La Mustang III piace, Teniac tira un sospiro di sollievo, la Ford si rilassa.
Il mercato da segni di ripresa, i giovani, la nuova generazione che sostituisce i cinquantenni che avevano visto nascere tutto, sfruttano la miriade di optional offerti da Ford e i pezzi artiginali prodotti da privati per rendere la loro puledra unica.
Nasceva l'era Custom così come la conosciamo.
Continuano anche le vendite anche oltreoceano, complice forse quello stile mezzo europeo che l'avevano influenzata, a pensarci la somiglianza con la Sierra che verrà poco dopo è innegabile.
Forte di tre anni di buoni risultati, nell'82 torna anche la versione GT, la top gamma, fornita di un V8 Windsor da 5.0 litri con 152 cavalli successivamente portati a 225.
Il Boss era veramente tornato.
(Un Mustang III customizzata e lo slogan pubblicitario della GT).
Ma questo ritorno ai muscoli non è casuale, nulla lo è in questa storia.
Nel 1982 infatti comincia a girare una voce, una di quelle che ti fa preoccupare, soprattutto se fino a prima pensieri non ne avevi, quella che ti fa capire che la GT è anche un “correre ai ripari”.
Perchè gira voce che la Camaro voglia tornare sul ring...