L’asfalto è umido sul Nurburgring.
Ha appena smesso di piovere.
Le ultime gocce di rugiada cadono dagli alberi del bosco che contorna la pista, gli spettatori possono finalmente chiudere gli ombrelli. Tra poco si comincia.
E’ il 12 Maggio 1984, siamo in Germania, pochi kilometri alla periferia della città di Nurburg.
Oggi è una giornata molto particolare per la formula 1, dopo 8 anni di attesa infatti, il calendario prevede di nuovo la tappa europea al Nurburgring.
E’ dai tempi dello schianto di Niki nel lontano ’76 che gli pneumatici delle monoposto più veloci al mondo non affrontano più l’inferno verde.
E saranno destinate a non farlo più, i proprietari del complesso hanno infatti allestito un nuovo settore, il GP Strecke, molto più corto e conforme alle moderne norme di sicurezza del circus.
I tempi delle corse a velocità infinite tra i boschi sono finite, il passaggio dall’anello nord all’attuale sud, ne è l’emblema, il passaggio definitivo ad un’altra era.
La F1 tornerà ufficialmente a girare in questo rivisto Nurburgring in Ottobre, fra 6 mesi.
Ma allora perché siamo qui a parlare del 12 Maggio?
Capita in certi momenti storici, che uno stesso paese sia il palcoscenico di più avvenimenti che coincidono temporalmente. Capita inoltre, molto più di rado, che si decida di unire questi eventi per creare qualcosa di ancora più grande, quasi leggendario, destinato a rimanere impresso nei libri di storia per sempre.
Nel nostro caso, l’avvenimento che si unisce alla rinascita del Nurburgring ha un nome, si chiama Mercedes E190.
E’ l’ultimo mostro della casa a tre stelle.
Apparentemente una berlina con un abito sportivo, in pratica un mostro con un 2.3 16 valvole aspirato vecchia scuola unito alle più recenti scoperte tecnologiche.
Il risultato?
185 cavalli, ottenuti a 6.200 giri, per una velocità massima di 250 km/h nella versione immacolata di serie.
Numeri pazzeschi per il 1984.
Spiazzanti persino per un colosso come BMW.
Più tardi, la superiorità del bolide di Stoccarda nel DTM, costringerà infatti la casa monacense al contrattacco, che effettuerà con una BMW di nuova concezione, alias E30, la prima serie M.
Ma questa è un’altra storia.
I vertici di Stoccarda e i rappresentanti del circuito si sono messi d’accordo.
La E190 debutterà in pista al GP Strecke. A guidarla saranno i più veloci uomini al mondo. Saranno in 20, tutti con la stessa macchina, 20 giri a disposizione. Tutti contro tutti.
E infatti al circuito, quel freddo pomeriggio, ci sono tutti.
I nomi del momento, Prost e Lauda, che si stanno giocando il mondiale.
James Hunt in ritorno di gran carriera dal pre-pensionamento, Alan Jones, che vinceva il mondiale 4 anni prima in Williams, De Angelis, l’italiano velocissimo, Watson, Reutemann e i nomi più tifati della F1 contemporanea.
Per non farsi mancare niente in griglia ci sono anche John Surtees, campione nel ’64 in Ferrari, e Sir. Stirling Moss, il re senza corona, testimone vivente della nascita della F1.
Si muovono tra la griglia agitando i loro capelli bianchi, dinosauri, pensa il pubblico, temibili, pensano i piloti, che sanno esattamente quali vetture sono passate per le mani di quei due.
Tra questo tripudio di stelle quasi si confonde un ragazzo, il più giovane del lotto, si chiama Ayrton Senna Da Silva, guiderà la 190 numero 11.
Un rookie. Ha finito la gavetta da un paio di mesi e finalmente ha anche lui coronato il sogno di entrare nella massima formula. E non senza farsi notare!
2 volte a punti nelle prime tre gare, quando andare a punti significava ancora “arrivare almeno sesti”, con la piccola Toleman, non certo una vettura abituata a questi piazzamenti.
Uno da tenere d’occhio insomma, ma ancora molto, troppo, giovane per poter combinare qualcosa.
O almeno questo è quello che si pensa.
Lo dimostra il fatto che Ayrton, a quella gara, non doveva nemmeno partecipare.
Era subentrato dopo aver ricevuto una telefonata.
Gli chiedevano di sostituire Fittipaldi sulla numero 11; lui, il debuttante, a sostituire il suo connazionale due volte campione del mondo.
Senna aveva accettato, era l’occasione perfetta aveva pensato. Tutti con la stessa macchina, nessuna scusa, vince il piede migliore, roba ghiotta per uno che vuole affermarsi in fretta.
Si era presentato in pista la mattina presto, serio come o più di quando deve affrontare la massima serie.
Qui, se possibile, la posta in gioco per lui è anche più elevata.
In contrasto, alcuni dei suoi colleghi avevano presto più sotto gamba la gara. Lafitte la dichiarò un atto di puro svago, Hunt addirittura, fu avvistato la notte prima al tavolo di un ristorante di Nurburg impegnato in una cena tra amici tutt’altro che sobria.
Altri invece, come Senna anche se per altri motivi, non potevano permettersi errori.
Il duello Prost-Lauda infatti, era destinato a protrarsi anche qui, perchè anche senza punti in palio, la rivalità non conosce pause. Alcuni, come De Angelis e Rosberg, corridori purosangue, non attendono altro che potersi confrontare con i colleghi per vedere chi prevale azzerando le differenze. Altri, come Moss e Surtees, sono li per dimostrare che il lupo potrà anche perdere il pelo, ma se arriva dalla vecchia scuola può ancora mordere e fare male.
Giorni dopo quella telefonata, era il momento. Cammina lungo la griglia di partenza, i mocassini, ottimi per il punta-tacco, tendono a scivolare sull’asfalto bagnato dalla pioggia. A lui questa condizione non dispiace.
Partirà terzo, dietro a Prost e Reutemann, seguito da Lauda e Rosberg, roba da far andare nel panico qualunque ragazzo, ma non lui, non oggi.
Arriva finalmente alla sua Mercedes, la numero 11, di uno splendente beige, sulle fiancate e sul parabrezza svetta a caratteri cubitali il suo cognome, SENNA.
La osserva per qualche secondo, immobile, poi entra e allaccia le cinture. Se la sente cucita addosso, i sedili in pelle nera lo avvolgono, le cinture a 3 punti lo bloccano in una posizione che conosce già bene.
Impugna il volante e guarda il circuito snodarsi davanti a se. Oggi non perderà.
Anche Prost fa il suo ingresso in griglia. Sorride, è in pole, ma tra le righe del suo volto Senna riconosce tensione e concentrazione. Lo capisce, riesce ad interpretarlo, anche se ancora non sa quanto i loro destini siano intrecciati.
La confusione e le urla dagli spalti lasciano a mano a mano spazio ad un silenzio tombale.
Dura dei minuti, fino ad essere interrotto dalle accensioni degli aspirati Mercedes.
Giro di allineamento, una sfilata, un ultimo assaggio del circuito per rinfrescare la memoria ai piloti prima che si cominci a fare sul serio.
Lo Strecke non possiede quell’aura infernale che contraddistingue il fratello maggiore, ma riesce comunque a farsi apprezzare per i grandi cambi di pendenza e i lunghi curvoni veloci.
Il treno ordinato di E190 li percorre tutti a velocità di crociera, facendo crescere sempre più la suspance.
Le auto tornano ai loro blocchi di partenza, il semaforo si accende, il rumore dei motori è sempre più assordante, la storia sta per scriversi.
FINE PRIMA PARTE.
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(Si ringrazia la rivista EVO magazine da cui abbiamo preso alcuni scatti)