OVERSTEERING #EP.3 : Il Mr.Hollywood Show.

Ogni sport ha i suoi campioni, persone che grazie al loro talento e al loro impegno vincono; vincono fino a diventare i migliori al mondo.
Poi ci sono altri, i predestinati come mi piace definirli e pensarli, che probabilmente di vincere non avrebbero nemmeno bisogno, che legano il loro nome alla storia del loro sport in un modo diverso, diventando leggenda.

Una tecnica particolare, una qualità che spicca tra le altre o semplicemente il modo essere anche al di fuori dell'ambiente agonistico...basta così poco per diventare indimenticabili.
Oggi voglio raccontarvi di uno di loro, un certo Petter Solberg, forse perchè all'alba dei suoi 40 anni si presenta al campionato FIA Rallycross da campione del mondo, forse perchè quel “vecchio biondo”, come cominciano a definirlo, ha sul viso lo stesso spensierato sorriso di quando di anni ne aveva 26, e guidava quella leggendaria Impreza che poi cavalcherà fino all'olimpo.
Ma andiamo con ordine.

Lui classe '74, i genitori, manco a farlo apposta, entrambi piloti di bilcross, una versione economica del rallycross made in Norvegia, tutta passione e poca burocrazia.
Una prima parte di vita passata a farsi le ossa tra i motori, grande passione di casa Solberg, riparando e settando le auto dei genitori nel cortile di casa, fino a quando non arrivano i 18 anni e la patente, un evento così comune, ma al contempo rivoluzionario.

Petter non stacca più il didietro dal sedile e in un lampo gareggia nello stesso campionato di mamma e papà, dove per lui è un attimo superare i maestri.
Dopo un paio di annate di rodaggio conquista per due anni di fila i campionati nazionali di rallycross e cronoscalata e si laurea giovanissimo campione norvegese di rally, prima anche del fratello maggiore Henning, che poi quel campionato lo dominerà in lungo e in largo.
Vinto tutto il vincibile in casa, è il momento del salto finale.

Gli basta un anno nel Junior team della Ford per far vedere a tutti che lui di certo, non è uno di passaggio; infatti l'anno dopo è in Subaru.
Giovane e con un bagaglio di esperienza ancora da costruire, il ragazzo si becca come compagni di box un Burns all'apice della carriera e un mostro sacro come Kankkunen.
Riesce comunque a farsi notare, dimostrandosi per nulla intimorito, anzi, perfezionando quello stile di guida così spettacolare e scenico che in futuro gli varrà l'appellativo di Mr.Hollywood; avanzando tempo per mostrare a tutti le sue doti umane.

Le testò con mano lo stesso Burns, quell'asso andatosene troppo presto, quando al Sanremo del 2001 Petter gli cedette la sua posizione per tenerlo in corsa alla lotta per il quel titolo che poi vinse.
Un gesto non da tutti, come la storia ci insegna.
Giusto per non rilassarsi troppo, l'anno successivo arriva uno come Makinen.
Sempre imperterrito e sempre con quel sorriso goliardico e beffardo, Petter porta a casa la prima vittoria mondiale, in Galles, l'ultima di campionato, entrando sempre più nel cuore dei tifosi.

Un'escalation come poche, dalle brugole sulle vecchie Ford nel giardino di casa, ad una delle scuderie più rinomate dell'epoca.
All'alba della stagione 2003 Mr.Hollywood rallenta i pensieri e si concentra, pensa a tutto quello che ha affrontato, alla scalata che ha fatto e a tutto ciò che ha appreso.
E infila la stoccata finale.
Quell'anno il norvegese surclassa i compagni di squadra, diventa un top driver a tutti gli effetti, è il momento in cui le sfide cominciano ad arrivare da fuori.
Un francese, un certo Loeb, alla guida di una Citroen Xsara in grande crescità.

Diventerà il suo rivale, la sua ossessione, il suo amico.
Petter ha molto in comune con Sebastien, sono coetanei, hanno esordito nello stesso periodo e vinto il loro primo rally l'anno precedente, i due emergenti per antonomasia.
Una stagione bellissima, un testa a testa come pochi nel motorsport, il francese velocissimo, il norvegese molto più costante, due grandi personalità che si sfidano a colpi di traversi e salti fino all'ultimo, in Galles, proprio dove Petter aveva vinto la sua prima l'anno precedente.

Si ripete.
E' un primo posto che vale tutto un campionato, sorpassa in classifica il francese, secondo al traguardo, mettendoselo dietro di un solo punto : ed è ancora il Mr.Hollywood show!
Sportivo, personalità e atleta norvegese dell'anno, il biondino di Askim è sul tetto del mondo, detto a posteriori anche l'unico in grado a strappare un mondiale a Loeb dopo la sua fioritura.
Ma come tutte le storie ci sono degli alti e dai bassi.
Petter cavalca poco la cresta di quell'onda che, dopo quel campionato, era più simile ad uno tsunami.
Loeb e la Citroen diventano un'accoppiata pressochè imbattibile, tanti secondi posti complici anche della sfortuna in un decennio in cui, forse un altro mondiale l'avrebbe meritato (nulla togliendo a zio Seb).

Il nordico però affronta sempre tutto con il suo grande carisma e sorriso, non si fa abbattere e continua a dare spettacolo anche quando, dal 2009, si ritrova a guidare con il suo team quella stessa Xsara di cui tanto aveva mangiato la polvere con il passare degli anni.
Non tornerà più su quel tetto che lo aveva accolto a braccia aperte, alla soglia dei 38 anni sale la voglia di cambiare aria.
Lo fa tornando alle origini, Rallycross europeo, il tipo di gare con cui è cresciuto e che lo hanno sempre divertito.
La sua storia sembra destinata a sfumare fino a spegnersi, ma l'anno successivo nasce il FIA World Rallycross Championship.
Mr.Hollywood mette ancora la sua firma, è campione del Mondo un'altra volta, proprio nella disciplina insegnatagli da mamma e papà.

La storia di Petter Solberg non è ancora finita e già ci ha mostrato una passione infinita, che da anni viene passata come un sacro testimone in famiglia, come lui fa ora con il figlio Oliver.
Lo noti quando escono i suoi video con il figlio al lavoro sulla sua DS3 RX, proprio come faceva lui con il suo padre, o quando si fa navigare, sempre da Oliver, in quella Escort MK2 con cui ha deciso di vincere le ultime tre edizioni del rally storico di Svezia...come agisce in fretta la nostaglia...

Chiudo questo racconto felice del fatto che non scriverò la parola fine, perchè Mr.Hollywood la storia la sta ancora scrivendo.
Noi saremo qui ancora a guardare il sorriso e la spensieratezza di quel “vecchio biondo” che, solo con il suo sguardo, è in grado di rievocare i fasti dei tempi che furono, quelli delle grandi folle incitanti quella Subaru con cui lui, quel giorno, arrivò a toccare le stelle.

 

Vai al prossimo episodio "Ratzenberger, un uomo e un sogno".

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